UNA PREGHIERA RIGATA DI SANGUE
Il 27 ottobre: un appuntamento da non dimenticare
A quale sangue dedicare la preghiera di domani, 27 di maggio? Viene spontaneo dedicarla alle vittime dell’ultimo attentato di Manchester. Ma senza dimenticare nessuna delle vittime di un mondo che, ora più vistosamente, ora più silenziosamente, rimane nella trappola di una violenza che imperversa a tanti livelli e su tanti fronti. Un mondo senza pace. Un mondo che invoca la pace.
Da quando ci siamo dati – in ricordo del 27 ottobre 1986, giorno dello “spirito di Assisi” – l’appuntamento del 27 di ogni mese come giorno speciale di preghiera per la pace, la nostra attenzione si è fatta più vigile e si estende all’orizzonte del mondo. Grazie a Dio, anche da altre religioni abbiamo avuto segnali di interesse a pregare, in questo giorno, con la stessa intenzione. Chi ha un cuore veramente religioso, percepisce che Dio, se è Dio – comunque lo si chiami – non può che essere il Dio della pace. Per noi, discepoli di Gesù, è il Dio contemplato sulla croce. Un Dio “spogliato”, come abbiamo in questi giorni ricordato, inaugurando in Assisi, nei luoghi dove Francesco si “spogliò”, il Santuario della Spogliazione.
Perché la nostra preghiera sia autentica, non basterà certo che mettiamo una piccola intenzione. Dev’essere preghiera che nasce dal cuore e trasforma il cuore. Ognuno di noi provi, domani, a chiedersi quanto si è “spogliato” di sé per farsi dono, e la preghiera nasca facendosi tutt’uno con il proposito di conversione all’amore. Ricordiamo: Gesù ci ha detto di pregare e di aver fiducia nella forza della preghiera. Il Padre celeste non chiuderà il cuore, anche di fronte a una causa che – umanamente – sembra disperata, come è quella della pace.
Chiedo pertanto ancora una volta a tutte le comunità cristiane della diocesi – in particolare alle comunità religiose e claustrali – di dedicare la loro preghiera di domani alla pace. E perché non farlo – come qualcuno ha cominciato a fare – aiutandosi anche con un piccolo segno? Ad esempio una lampada. Sì, nel buio del mondo, tante lampade accese possono portare, se non l’alba di un giorno nuovo, almeno una luce nella notte.
Domenico Sorrentino, vescovo
Assisi, 26 maggio 2017