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27 GIUGNO: UNITI IN PREGHIERA PER LA PACE

Dal brano dell’evangelista Matteo previsto per la Messa di oggi, traggo questo spunto evangelico per dare alla nostra preghiera del 27 – il nostro appuntamento mensile per la pace  – un orientamento di meditazione e di applicazione spirituale alla nostra vita.
            Quello che Gesù ci dice è tanto concreto. Non lascia scampo. È  un modo di declinare l’amore per tutti che ci costringe a metterci nei panni degli altri: tutti, senza eccezione. Da quelli più “vicini”, a quelli che ci sono più lontani per cultura, religione, opinioni, sentimenti, ecc..
Pregare per la pace significa non solo elevare un pensiero al Signore, ma anche intrecciare relazioni. La preghiera è una relazione. È  la relazione che noi viviamo con Dio, sviluppata in termini espliciti e caldi, che diventa immediatamente relazione fraterna. Quando infatti ci rivolgiamo a Dio, prendiamo coscienza che egli è il nostro Padre, anzi – per dirla con Gesù – il nostro Abbà, il “papà”. E questo implicitamente significa che siamo fratelli. Tutti. C’è la specifica fraternità della fede – l’essere in Cristo – e c’è la fraternità universale che precede e avvolge la stessa relazione fraterna tra credenti.
            Proviamo, cari fratelli e sorelle, a dare oggi alla nostra preghiera questo tono filiale e fraterno. Nelle  condizioni di vita contemplativa – come è proprio delle sorelle claustrali, alle quali in particolare affidiamo l’intenzione per la pace – o di vita attiva, come può essere per tanti di noi, pastori, persone di vita consacrata, e laici, ciascuno vada con il pensiero ai più lontani e ai più diversi, e li senta vicini, tanto vicini, direi “dentro”, con quel senso di intimità che viene dallo Spirito Santo. Buona preghiera e buona giornata a tutti.
+ Domenico, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino

PREGHIERA PER LA PACE, ECCO IL MESSAGGIO DEL VESCOVO SORRENTINO

 UNA PREGHIERA RIGATA DI SANGUE
Il 27 ottobre: un appuntamento da non dimenticare
A quale sangue dedicare la preghiera di domani, 27 di maggio? Viene spontaneo dedicarla alle vittime dell’ultimo attentato di Manchester. Ma senza dimenticare nessuna delle vittime di un mondo che, ora più vistosamente, ora più silenziosamente, rimane nella trappola di una violenza che imperversa a tanti livelli e su tanti fronti. Un mondo senza pace. Un mondo che invoca la pace.
Da quando ci siamo dati – in ricordo del 27 ottobre 1986, giorno dello “spirito di Assisi” – l’appuntamento del 27 di ogni mese come giorno speciale di preghiera per la pace, la nostra attenzione si è fatta più vigile e si estende all’orizzonte del mondo. Grazie a Dio, anche da altre religioni abbiamo avuto segnali di interesse a pregare, in questo giorno, con la stessa intenzione. Chi ha un cuore veramente religioso, percepisce che Dio, se è Dio – comunque lo si chiami – non può che essere il Dio della pace. Per noi, discepoli di Gesù, è il Dio contemplato sulla croce. Un Dio “spogliato”, come abbiamo in questi giorni ricordato, inaugurando in Assisi, nei luoghi dove Francesco si “spogliò”, il Santuario della Spogliazione.
Perché la nostra preghiera sia autentica, non basterà certo che mettiamo una piccola intenzione. Dev’essere preghiera che nasce dal cuore e trasforma il cuore. Ognuno di noi provi, domani, a chiedersi quanto si è “spogliato” di sé per farsi dono, e la preghiera nasca facendosi tutt’uno con il proposito di conversione all’amore. Ricordiamo: Gesù ci ha detto di pregare e di aver fiducia nella forza della preghiera. Il Padre celeste non chiuderà il cuore, anche di fronte a una causa che – umanamente – sembra disperata, come è quella della pace.
Chiedo pertanto ancora una volta a tutte le comunità cristiane della diocesi – in particolare alle comunità religiose e claustrali – di dedicare la loro preghiera di domani alla pace.  E perché non farlo –  come qualcuno ha cominciato a fare – aiutandosi anche con un piccolo segno? Ad esempio una lampada. Sì, nel buio del mondo, tante lampade accese possono portare, se non l’alba di un giorno nuovo, almeno una luce nella notte.
Domenico Sorrentino, vescovo
Assisi, 26 maggio 2017

DOMENICA 27 NOVEMBRE, PREGHIERE PER LA PACE

ASSISI – È trascorso un mese dalla proposta della commissione diocesana per lo Spirito di Assisi presieduta da padre Egidio Canil di far diventare il 27 di ogni mese la giornata in cui tutta la comunità prega per la pace. Una decisione istituzionalizzata anche in ricordo dello storico incontro interreligioso voluto da San Giovanni Paolo II nel lontano 1986 e di cui quest’anno si è celebrato il trentennale con la presenza di papa Francesco. Domenica 27 novembre sarà dunque la prima occasione per mettere in pratica questa iniziativa a partire dalle parrocchie, dalle congregazioni e dagli ordini religiosi. Le intenzioni di preghiera possono essere recitate durante le lodi, la celebrazione eucaristica, i vespri o in qualsiasi altro momento in cui il parroco e la comunità religiosa lo riterranno più opportuno. “L’iniziativa – fa sapere padre Canil – si è già estesa oltre i confini del territorio diocesano. Infatti il ‘Comitato per una civiltà dell’amore’ di Roma, presente ad Assisi il 27 ottobre scorso, ci ha fatto sapere che la proposta è stata accolta con entusiasmo dalle comunità musulmane d’Italia, dalla comunità ebraica da Siracusa e rappresentanti di Religions for peace – Italia. Si avvierà così fino ad ottobre 2017 una duplice azione di preghiera a Dio e di solidarietà volontaria a cominciare da persone e gruppi delle religioni abramitiche, favorendo dall’Europa un piano di sviluppo più integrale con l’Africa e di pace intorno al Mediterraneo. Nel contempo – aggiunge ancora il francescano – Assisi continua ad essere punto di riferimento per tutto il mondo tanto che nei giorni scorsi anche il primo neo cardinale del Centrafrica Dieudonné Nzapalainga è arrivato nella città serafica unitamente ad un gruppo di pellegrini per pregare per la pace sulla tomba di San Francesco. Bella la testimonianza del neo cardinale che ha voluto accanto a sé, nel ricevere la berretta cardinalizia a Roma, un Imam e un Pastore protestante e un centinaio di fedeli”.