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DA ASSISI APPELLO PER LA PACE IN TERRA SANTA

Domenica 27 maggio torna l’appuntamento di preghiera mensile

ASSISI – Torna domenica 27 maggio l’appuntamento di preghiera per la pace, questo mese rivolto alla Terra Santa. Da oltre un anno la commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi” su indicazione del vescovo monsignor Domenico Sorrentino invita tutte le comunità religiose, i parroci, i vari ordini e i singoli fedeli a pregare per la pace nei vari momenti di raccoglimento che li riguardano ricordando così lo storico incontro del 27 ottobre del 1986 quando San Giovanni Paolo II invitò nella città serafica tutti i capi religiosi. Qui di seguito il messaggio del vescovo.

Cari amici, questo 27 di maggio torna come invito pressante a raccoglierci in preghiera unanime con tutte le voci di supplica delle diverse religioni per impetrare dall’unico Dio, Signore dei cieli e della storia, il dono della pace di cui tutta la terra è assetata. Vogliamo farlo con la stessa passione che animò S. Giovanni Paolo II e i rappresentanti delle religioni che accolsero il suo invito e si riunirono in Assisi il 27 ottobre 1986. Nella preghiera di questo mese vogliamo dare continuità a quanto abbiamo vissuto nei giorni scorsi con l’inaugurazione del Museo della memoria negli stessi luoghi in cui otto secoli fa il giovane Francesco si spogliò di tutti i suoi beni, diventando profeta disarmato di pace, e dove nel secolo scorso, nella tragica ora della shoah, Mons. Giuseppe Placido Nicolini e diversi assisani, religiosi e laici, si adoperarono per mettere in salvo tanti fratelli ebrei minacciati dalle leggi razziali varate dal nazismo e dal fascismo. Come il Concilio Vaticano ci ha insegnato, con schietta ispirazione evangelica, ai nostri fratelli ebrei deve andare il segno della nostra amicizia e della nostra preghiera.  Siamo lieti che essi possano avere nello Stato di Israele un rifugio sicuro, al riparo da tutti i rigurgiti di antisemitismo. Al tempo stesso guardiamo con dolore ai fratelli palestinesi, al loro diritto ad una patria e ad uno Stato, e alla permanente difficoltà che si raggiungano anche a loro favore le intese da tempo auspicate a livello internazionale. Purtroppo proprio negli stessi giorni in cui noi ricordavamo quel tratto di storia generosa della nostra chiesa locale verso gli ebrei, la Terra Santa veniva rigata ancora una volta dal sangue a causa della violenza che prevale sul dialogo e la comprensione reciproca. Vogliamo dirlo con le parole di Mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme: “Davanti all’uccisione di persone inermi, al rifiuto ostinato a trovare soluzioni alternative alla violenza, ci sentiamo impotenti. Molto è già stato detto, e di fronte a queste tragedie pensiamo sia meglio non parlare troppo ma stare in silenzio di fronte al Signore per intercedere, pregare e chiedere il dono della fiducia e della pace. Dopo questi ennesimi episodi di violenza, infatti, e di fronte alle minacce di guerra che ancora incombono, dobbiamo attingere dalla preghiera la forza di credere ancora e avere fiducia che possiamo cambiare e che la nostra Terra possa un giorno conoscere la giustizia e la pace, per la quale vale ancora la pena di operare”. Domenica 27 maggio celebreremo la Solennità della Santissima Trinità che non è solo il mistero principale della nostra fede ma anche il principio ispiratore per la nostra vita personale e sociale. Come l’unico Dio in tre persone, il Dio-Amore, anche noi dobbiamo imparare a vivere la “convivialità delle differenze”  (don Tonino Bello). É quello che chiediamo per le popolazioni della Terra Santa, è quello per cui siamo chiamati a pregare e operare.

+ Domenico, vescovo

Di seguito la scheda a cura di don Tonio Dell’Olio, Presidente della Commissione diocesana per lo “spirito di Assisi”

Il 14 e 15 maggio scorsi, mentre Israele e gli Stati Uniti inauguravano la nuova ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme e i palestinesi si preparavano a commemorare la Nakba [1], è esplosa una situazione di estrema violenza lungo il confine tra Israele e Gaza durante una manifestazione pacifica. Una violenza sproporzionata e indescrivibile contro i palestinesi a Gaza, che ha causato più di 60 morti e 2.500 feriti. In considerazione di questi eventi, il Patriarcato latino di Gerusalemme ha invitato tutti i fedeli della Diocesi di Gerusalemme, qui o nel resto del mondo, a pregare sabato 19 maggio 2018, nella vigilia di Pentecoste, per la pace e la giustizia a Gerusalemme e in Terra Santa. Molti fedeli hanno risposto a questo invito.

A Gerusalemme, i fedeli si sono raccolti nella chiesa di Santo Stefano della Ecole biblique per un’ora di preghiera presieduta da mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Hanno voluto condividere questo momento di preghiera diversi rappresentanti di Chiese a Gerusalemme, mons. Boulos Marcuzzo, Vicario patriarcale a Gerusalemme e in Palestina, Sua Beatitudine Michel Sabbah, Patriarca Emerito, padre Francesco Patton OFM, Custode di Terra Santa, e molti religiosi e religiose.

Durante la preghiera, il Vescovo ha espresso il desiderio di avere “una pace che sia l’accoglienza calorosa e sincera dell’altro, un desiderio tenace di ascoltare e dialogare, … che la paura e il sospetto cedano alla conoscenza, all’incontro e alla fiducia, dove le differenze sono opportunità per costruire relazioni e non pretesti di reciproco rigetto “. Ha poi aggiunto che “forse non saremo in grado di cambiare come vorremmo, il mondo in cui viviamo, ma [che] possiamo e dobbiamo iniziare da noi stessi, dalla nostra comunità e dalla nostra vita, per portare verità e giustizia a coloro che vivono in mezzo a noi e intorno a noi “.

Il giorno seguente, Papa Francesco, che celebrava la festa di Pentecoste a Roma, ha citato nella sua omelia la straziante situazione a Gaza, riconoscendo “come oggi questo nome suoni dolorosamente” e augurando “che lo Spirito cambi i cuori e gli avvenimenti e porti la pace in Terra Santa “. Dopo il Regina Coeli, ha detto di “essersi unito spiritualmente alla veglia di preghiera per la pace che si è tenuta nella Città Santa per ebrei, cristiani e musulmani” e ha invitato “ad invocare il Spirito Santo perché ispiri volontà e gesti di dialogo e riconciliazione in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. ”

Vivien Laguette del Patriarcato Latino di Gerusalemme

[1] La Marcia del Ritorno è una manifestazione organizzata dai Palestinesi per commemorare la Nakba, l’esodo palestinese del 1948 che ha provocato oltre 700.000 sfollati durante la prima guerra arabo-israeliana. Quest’anno, una grande Marcia del ritorno è stata organizzata dal 30 marzo – Giornata della Terra – al 15 maggio – il giorno dopo l’anniversario della proclamazione dello Stato di Israele – per commemorare il 70 ° anniversario di questo esodo . Tra il 30 marzo e il 19 maggio, si contano 113 morti e migliaia feriti.

 


Appuntamento venerdì 27 aprile alle ore 21 nel santuario di San Damiano

AD ASSISI PREGHIERA PER LA PACE IN SIRIA

Il vescovo Sorrentino invita anche i fratelli, le sorelle delle altre fedi religiose

ASSISI – È il santuario di San Damiano il luogo prescelto per l’appuntamento del 27 aprile alle ore 21, giornata di preghiera dedicata alla pace in Siria, aperto anche ad esponenti di altre religioni. Dopo l’appello e la lettera aperta ad António Gutierrez, segretario generale delle Nazioni Unite (del vescovo di Assisi con le Famiglie Francescane, il sindaco di Assisi con le istituzioni pubbliche e le associazioni della Città, la Tavola della Pace, Rete della Pace), l’invito forte alla preghiera parte dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino che lo estende anche “a quanti hanno il senso della preghiera e vivono con il desiderio della pace. In questo mese – rende noto il vescovo – vogliamo concentrare la nostra attenzione sulla Siria, allarmati e angosciati per tutte le notizie che provengono da quella terra tormentata e fortemente preoccupati per il coinvolgimento di un enorme numero di civili inermi, soprattutto bambini, nei bombardamenti. Non abbiamo trascurato, nei giorni scorsi,  di compiere qualche passo per sostenere la diplomazia internazionale e l’autorità sovranazionale delle Nazioni Unite promuovendo qualche iniziativa anche con l’amministrazione comunale di Assisi, città a cui guarda il popolo dei costruttori di pace presenti nel mondo. Il 27 aprile alle ore 21 – precisa monsignor Sorrentino – ci troveremo nella Chiesa di San Damiano, dove il Crocifisso parlò a San Francesco, e dove Chiara  allontanò dalla città di Assisi la minaccia della violenza usando  la forza semplice e pacificante dell’eucarestia. Sulle sue orme, anche noi vogliamo dare vita a una ‘adorazione eucaristica per la pace’ perché sia salvaguardata la vita di tante persone inermi in Siria e in ogni angolo del mondo. È una preghiera che, ben lungi dal concedere un alibi alla nostra coscienza, ci responsabilizza tanto come appartenenti alla stessa famiglia umana delle vittime, quanto come credenti che sono chiamati a spezzare e condividere il pane eucaristico nel quale ci riconosciamo tutti fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre e in cammino con Cristo nostra pace. Vi invito pertanto a promuovere l’adorazione eucaristica nelle vostre comunità – conclude il vescovo – e a unirvi alla preghiera che vivremo in San Damiano. Sarà bello se anche fratelli e sorelle di altre fedi vorranno unirsi a noi spiritualmente, secondo le loro tradizioni, nell’invocazione della pace rivolta all’unico Padre”.

 


GIORNATA DI PREGHIERA E RIFLESSIONE PER LA PACE IN SIRIA

Da Assisi un messaggio per la pace

Il Vescovo di Assisi con le Famiglie Francescane e l’intera Diocesi,
il Sindaco di Assisi con le Istituzioni pubbliche e le associazioni della Città,
la Tavola della Pace, Rete della Pace,
invitano ad una
Giornata di preghiera e di riflessione
per la pace in SIRIA
venerdì 27 aprile 2018
Affinché tacciano le armi e si riapra il dialogo
per questa ragione, con francescana umiltà, ci permettiamo di inviare una
Lettera aperta ad
António Gutierrez
Segretario Generale delle Nazioni Unite
Quanto successo nelle ultime ore ci preoccupa molto. Da molti anni assistiamo impotenti
alla “strage degli innocenti” che si continua a perpetrare in Siria, conflitto paradigmatico delle
guerre fatte per interessi, soldi, risorse, dominio di popoli. Le sofferenze e i lutti che anche gli
organismi sovranazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno documentato a
Ghouta e Douma, interpellano fortemente le nostre coscienze e non ci permettono di restare
indifferenti e in silenzio di fronte all’odio che distrugge la vita soprattutto dei più piccoli che ne
pagano il prezzo più alto.
Vogliamo dare voce al dolore delle tantissime vittime, specialmente bambini, che invocano
pietà e pace; allo stesso tempo chiediamo che si ponga fine a un confronto tra le parti che sembra
conoscere soltanto la via della violenza, con l’uso delle armi convenzionali o addirittura bandite dai
trattati internazionali.
Sulla base della stessa giurisprudenza internazionale e della fede che ci anima riteniamo che non si
possa arginare la violenza con ulteriori interventi che causano soltanto un’escalation del conflitto
armato non certo nell’interesse della giustizia e della protezione degli innocenti.
La città di Assisi che, per vocazione, è promotrice di pace e già nel passato si è resa
protagonista di gesti di fraternità, vuole farsi strumento di pace, con i propri spazi intonati a
francescana umiltà, ad ospitare, incontri di mediazione per favorire un dialogo fra tutte le parti
coinvolte nel conflitto e promuovere la fine delle atroci sofferenze a cui vengono sottoposti tanti
cittadini inermi.
Ci rivolgiamo a Lei, Segretario Generale delle Nazioni Unite, affinché, superando la
logica dei veti, voglia garantire la presenza di personale delle Nazioni Unite sul territorio interessato
come forza di interposizione a protezione delle popolazioni, consentendo così anche accesso agli
aiuti umanitari specialmente a salvaguardia dei bambini.
Desideriamo informarla del fatto che il giorno 27 di ogni mese la comunità ecclesiale di
Assisi propone ai credenti di ogni fede di raccogliersi in preghiera per chiedere il dono della pace,
sulle orme di San Francesco di Assisi, che questa invocazione poneva in ogni suo saluto: “Il
Signore ti dia pace”.
Questa iniziativa mensile è un’eco di quanto San Giovanni Paolo II propose il 27 ottobre
1986 convocando in Assisi i rappresentanti delle religioni del mondo. Quell’evento non rimase
chiuso in sé stesso, al contrario, secondo le stesse profetiche parole del Papa, ha dato il via allo
“Spirito di Assisi” che noi intendiamo custodire e riproporre.
ll prossimo 27 aprile le comunità si raccoglieranno in Assisi e in tante altre parti del mondo
per impetrare dall’unico Dio, per la SIRIA e le molte altre situazioni di conflitto, il dono della pace.
Confidiamo che l’umanità tutta si lasci coinvolgere dal desiderio di pace e di fratellanza.
Con viva riconoscenza e gratitudine per quanto vorrà fare, le diamo un cordiale saluto di Pace
e Bene, dalla Città di S. Francesco e S. Chiara testimoni e operatori di pace.
Domenico Sorrentino
Vescovo Stefania Proietti,
Sindaco
Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento OFMConv
Claudio Durighetto, Ministro Provinciale OFM
Matteo Siro, Ministro Provinciale OFMCapp
Angelo Gentile, Ministro Provinciale T.O.R.
Ivana Stella, Ministro regionale OFS
Le sorelle Clarisse di Assisi
Tonio dell’Olio, Presidente della Pro-Civitate Christiana e della Commissione “Spirito di Assisi”.
Flavio Lotti, Tavola della Pace
Sergio Bassoli, Rete della Pace
Assisi 14 aprile 2018

 


UNITI NELLA PREGHIERA, UNITI NELLA PACE

Ecco il messaggio del vescovo Sorrentino

UNITI NELLA PREGHIERA, UNITI NELLA PACE

27 marzo 2018

 

Carissimi fratelli e sorelle, il nostro appuntamento di preghiera per la pace del prossimo 27 cade in quella che per noi cristiani è la grande settimana, la “settimana santa”.  Essa ci fa rivivere la morte di Cristo e la sua risurrezione. Torna alla memoria l’immagine di un innocente fatto segno di persecuzione e di vessazioni fino alla  morte di croce. Se storicamente vi furono implicati esponenti del suo popolo e il potere romano che occupava quella terra, non possiamo farne addebito al popolo ebraico in quanto tale, come ci ha ricordato il Concilio Ecumenico Vaticano II. Gli ebrei ci restano cari  come il popolo della prima alleanza, che per noi cristiani trova  in Cristo il suo compimento. In realtà tutti fummo  implicati in quella morte a causa del nostro peccato. Essa fu l’espressione dell’amore con cui il Figlio stesso di Dio si volle calare nella nostra morte per assicurarci   pienezza di vita.

La morte di Gesù si pone dentro un panorama di violenza che, in tutti i tempi, fino ai nostri giorni, vede uomini perseguitati ed uccisi a causa della fede, e spesso ad opera di altri uomini che si vantano di una religiosità arrogante, che non merita nemmeno il nome di religiosità, perché  non ha nulla a che fare con il volto buono e misericordioso di Dio. Purtroppo anche nella storia cristiana non sono mancati episodi di questa violenza ammantata di religiosità. Ce ne dobbiamo sinceramente rammaricare. Ma tanta, fin dai primi secoli, è stata la violenza subita dai discepoli di Cristo e ancora oggi molti di essi sono fatti segno di persecuzione. Avviene così anche in altre comunità religiose. È un fenomeno triste che va denunciato sempre e dappertutto.

Nella logica dello  “spirito di Assisi” vogliamo pregare perché tra i credenti di tutte le religioni    crescano il  reciproco rispetto,   il dialogo e la collaborazione,  nella testimonianza umile e sincera della propria identità. Vogliamo anche pregare perché il valore della laicità, che caratterizza le istituzioni pubbliche in tante regioni del mondo, venga sviluppato come accoglienza positiva ed armonica delle differenze, anche religiose, e non degeneri fino a non rispettare tradizioni e fedi religiose dei popoli.

Nell’unità di preghiera che supera distanze e i confini, auguro ai fratelli e sorelle di fede cristiana una Buona Pasqua e a tutti gli altri, di qualunque denominazione religiosa e culturale, un cammino di serenità e di pace.

 

+ Domenico, vescovo

 

Assisi, domenica delle Palme 2018

 


L’appuntamento è alle ore 20,30 nella cattedrale di San Rufino dove partirà la Via Crucis

GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO PER LA PACE, LA DIOCESI C’È

Monsignor Sorrentino risponde all’appello del Papa per le popolazioni della Repubblica democratica del Congo e del Sud Sudan

ASSISI – La diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino accoglie l’invito di Papa Francesco e si appresta a vivere, venerdì 23 febbraio, una speciale “Giornata di preghiera e digiuno per la pace” offerta in modo particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Digiuno e preghiera, quasi a indicare un disarmo assoluto e unilaterale che fa leva esclusivamente sul Signore nel periodo forte della Quaresima. Dopo un’introduzione e riflessione iniziali, alle ore 20,30 nella cattedrale di San Rufino seguirà la via Crucis con il seguente itinerario: via Porta Perlici, via Montecavallo, Vico Bovi, piazza Matteotti, Anfiteatro, via Villamena, via Porta Perlici, che si concluderà nella chiesa di San Vitale. Una giornata di preghiera che la diocesi, in questo periodo di Quaresima, si prepara a vivere anticipando l’appuntamento mensile del 27 in cui tutta la comunità ormai da un anno prega unita per la pace .

In occasione di tale importante appuntamento il vescovo monsignor Domenico Sorrentino ha scritto la lettera, di seguito allegata, intitolata “Una preghiera in unione con il Papa”.

 


GIORNATA DELLA MEMORIA E “SPIRITO DI ASSISI”, ECCO IL MESSAGGIO DEL VESCOVO SORRENTINO

Carissimi,

eccoci al 27 del mese, giorno nel quale ci incontriamo, pur a distanza, come testimoni e costruttori di pace, in un impegno di preghiera e di riflessione, di dialogo e di incontro secondo lo “spirito di Assisi” inaugurato nel 1986 da Giovanni Paolo II e tanti altri leaders religiosi nella Città del Poverello. Questo 27 gennaio ci fa incrociare la Giornata della memoria relativa alla Shoah. Una ricorrenza tutt’altro che estranea allo “spirito di Assisi” e che abbiamo particolarmente a cuore nella nostra Chiesa locale per le note vicende che l’hanno legata indissolubilmente al popolo ebraico. Circa trecento ebrei furono salvati, grazie al coraggio di assisani che scelsero di non voltarsi dall’altra parte, a partire dal vescovo Nicolini. Tante volte ci siamo sentiti domandare, soprattutto dai più giovani, se tedeschi e italiani si accorgessero del destino disumano cui venivano consegnate tante persone con la sola “colpa” d’essere nate. Domanda imbarazzante, perché rimbalza su di noi. Che cosa avremmo fatto noi al loro posto? Mentre ci misuriamo con questo interrogativo e con quella oscura pagina di storia, dobbiamo prendere coscienza di ciò a cui siamo chiamati oggi, nel momento storico in cui viviamo. Per questa ragione, accanto alle iniziative per la memoria, abbiamo pensato di proporre anche una riflessione sul DISARMO (sabato 27 ore 15.00, Sala della Conciliazione del Comune di Assisi). Purtroppo anche la nostra nazione concorre in maniera consistente, se non addirittura determinante, nella produzione e nel commercio di armi che alimentano conflitti che, in tante parti del mondo, causano lutti, sofferenze e distruzione. Non possiamo far finta di non vedere. Con tutti gli uomini di buona volontà, dobbiamo denunciare questo scandalo. «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Per questa ragione, oltre a chiedervi di prendere parte, o almeno di unirvi spiritualmente, all’iniziativa, affido in particolare alla nostra comune preghiera le popolazioni dello YEMEN, vittime dei pesanti bombardamenti dell’aviazione dell’Arabia Saudita armata con le bombe costruite in Sardegna. Preghiamo poi perché anche il nostro Paese firmi il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari come già tanti Paesi hanno fatto. Il Signore ci dia la pace.

+ Domenico, vescovo

Assisi, 25 gennaio 2018

 

 


“E’ Il 27 DICEMBRE, PREGHIAMO PER LA PACE”

L'invito del vescovo e di don Tonio Dell'Olio sulla scia del messaggio del Papa

ASSISI – Torna l’appuntamento mensile con la preghiera per la pace. Don Tonio Dell’Olio, responsabile della commissione diocesana per lo Spirito di Assisi e il vescovo Domenico  Sorrentino “ricordano a tutte/i di pregare oggi ancora più intensamente per la pace in unità con tutto il genere umano a qualunque fede religiosa si appartenga, facendoci noi stessi voce di tutto l’umanità e in particolare modo di coloro che soffrono a casa della violenza dei conflitti in qualunque modo si manifestino. Il 27 di ogni mese per noi è un monito che si fa eco di quella felice e santa intuizione di San Giovanni Paolo II nel 27 ottobre 1986 e purtroppo le situazioni da riportare al cuore non sono poche”. Ce le ha ricordate nel Santo Natale Papa Francesco col messaggio Urbi et Orbi di cui si riporta il testo e il link al video.

MESSAGGIO URBI ET ORBI
DEL SANTO PADRE FRANCESCO

NATALE 2017

Loggia Centrale della Basilica Vaticana

Lunedì, 25 dicembre 2017

Cari fratelli e sorelle, buon Natale!

A Betlemme, dalla Vergine Maria, è nato Gesù. Non è nato per volontà umana, ma per il dono d’amore di Dio Padre, che «ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Questo evento si rinnova oggi nella Chiesa, pellegrina nel tempo: la fede del popolo cristiano rivive nella liturgia del Natale il mistero di Dio che viene, che assume la nostra carne mortale, che si fa piccolo e povero per salvarci. E questo ci riempie di commozione, perché troppo grande è la tenerezza del nostro Padre.

I primi a vedere la gloria umile del Salvatore, dopo Maria e Giuseppe, furono i pastori di Betlemme. Riconobbero il segno annunciato loro dagli angeli e adorarono il Bambino. Quegli uomini umili ma vigilanti sono esempio per i credenti di ogni tempo che, di fronte al mistero di Gesù, non si scandalizzano della sua povertà, ma, come Maria, si fidano della parola di Dio e contemplano con occhi semplici la sua gloria. Davanti al mistero del Verbo fatto carne, i cristiani di ogni luogo confessano, con le parole dell’evangelista Giovanni: «Abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (1,14).

Oggi, mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale ci richiama al segno del Bambino, e a riconoscerlo nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, «non c’è posto nell’alloggio» (Lc 2,7).

Vediamo Gesù nei bambini del Medio Oriente, che continuano a soffrire per l’acuirsi delle tensioni tra Israeliani e Palestinesi. In questo giorno di festa invochiamo dal Signore la pace per Gerusalemme e per tutta la Terra Santa; preghiamo perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all’interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti. Il Signore sostenga anche lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà di aiutare quella martoriata terra a trovare, nonostante i gravi ostacoli, la concordia, la giustizia e la sicurezza che da lungo tempo attende.

Vediamo Gesù nei volti dei bambini siriani, ancora segnati dalla guerra che ha insanguinato il Paese in questi anni. Possa l’amata Siria ritrovare finalmente il rispetto della dignità di ogni persona, attraverso un comune impegno a ricostruire il tessuto sociale indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa. Vediamo Gesù nei bambini dell’Iraq, ancora ferito e diviso dalle ostilità che lo hanno interessato negli ultimi quindici anni, e nei bambini dello Yemen, dove è in corso un conflitto in gran parte dimenticato, con profonde implicazioni umanitarie sulla popolazione che subisce la fame e il diffondersi di malattie.

Vediamo Gesù nei bambini dell’Africa, soprattutto in quelli che soffrono in Sud Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria.

Vediamo Gesù nei bambini di tutto il mondo dove la pace e la sicurezza sono minacciate dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti. Preghiamo che nella penisola coreana si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell’interesse del mondo intero. A Gesù Bambino affidiamo il Venezuela perché possa riprendere un confronto sereno tra le diverse componenti sociali a beneficio di tutto l’amato popolo venezuelano. Vediamo Gesù nei bambini che, insieme alle loro famiglie, patiscono le violenze del conflitto in Ucraina e le sue gravi ripercussioni umanitarie e preghiamo perché il Signore conceda al più presto la pace a quel caro Paese.

Vediamo Gesù nei bambini i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno. E in quelli a cui è stata rubata l’infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli.

Vediamo Gesù nei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani. Attraverso i loro occhi vediamo il dramma di tanti migranti forzati che mettono a rischio perfino la vita per affrontare viaggi estenuanti che talvolta finiscono in tragedia. Rivedo Gesù nei bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh, e auspico che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguatamente tutelata. Gesù conosce bene il dolore di non essere accolto e la fatica di non avere un luogo dove poter poggiare il capo. Il nostro cuore non sia chiuso come lo furono le case di Betlemme.

Cari fratelli e sorelle,

anche a noi è indicato il segno del Natale: «un bambino avvolto in fasce…» (Lc 2,12). Come la Vergine Maria e san Giuseppe, come i pastori di Betlemme, accogliamo nel Bambino Gesù l’amore di Dio fatto uomo per noi, e impegniamoci, con la sua grazia, a rendere il nostro mondo più umano, più degno dei bambini di oggi e di domani.

A voi, cari fratelli e sorelle, giunti da ogni parte del mondo in questa Piazza, e a quanti da diversi Paesi siete collegati attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, rivolgo il mio cordiale augurio.

La nascita di Cristo Salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza. Buon Natale!

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2017/12/25/urbi-et-orbi.html


Messaggio del vescovo di Assisi occasione della preghiera per la pace del 27 novembre ricordando lo storico incontro del 1986

“VICINI AI NOSTRI AMICI MUSULMANI, DEPLORIAMO QUESTO ASSURDO FANATISMO CHE UMILIA LA RELIGIONE”

Come ogni 27 del mese, anche in questo novembre vi invito a fare memoria, e in qualche modo a rivivere spiritualmente, ciascuno nella sua sede e comunità, lo storico incontro di preghiera delle religioni per la pace che si tenne in Assisi il 27 ottobre 1986. Proprio in memoria di quell’evento, un mese fa abbiamo vissuto nella Città di san Francesco giornate di preghiera con ben nove fratelli e sorelle rappresentanti di altrettante religioni, ritrovandoci anche nella riflessione organizzata dall’Istituto Teologico Assisano e in alcuni momenti di musica e danza legati a diverse espressioni ed esperienze religiose.

La sfida della pace ci incalza. Anche in questi giorni abbiamo visto immagini drammatiche di una pace ferita, offesa, colpita in tante parti del mondo. In particolare ricordo gli attentati del 20 novembre scorso in Nigeria nella moschea della città di Mubi con circa 50 vittime e quello del 24 in Egitto in una moschea del nord del Sinai con 235 vittime. Siamo vicini ai nostri fratelli e sorelle di religione islamica e deploriamo con loro questo assurdo fanatismo che umilia insieme la religione – ogni religione! – e la dignità umana. Come cristiani, siamo poi invitati a riflettere sul fatto che ad essere colpiti sono stati gli stessi musulmani in un luogo di preghiera. Non è lecito confondere il fanatismo fondamentalista con un’intera religione!

In questo stesso periodo è stato anche assegnato il Premio Nobel per la pace che sarà consegnato tra pochi giorni alla Coalizione internazionale contro le armi nucleari. Si è raggiunto il grande obiettivo di un accordo a livello mondiale, ovvero di Nazioni Unite, sulla messa al bando di questo tipo di armi che rappresentano una seria minaccia per l’intera umanità: qualcosa di veramente irrazionale, una “follia” ( “alienum est a ratione”), diceva Giovanni XXIII nella Pacem in Terris. Di qui l’invito a pregare e ad agire nei luoghi e nelle modalità opportune affinché tutte le nazioni che producono e/o possiedono tali armamenti aderiscano e che anche il nostro Paese, che finora se ne è astenuto, possa firmare.

Per ultimo Papa Francesco ci ha fatto dono del messaggio per la 51ma Giornata Mondiale della Pace che ha come tema: “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. Siamo chiamati alla preghiera, all’accoglienza e al riconoscimento di questi nostri fratelli e sorelle come cercatori di pace.

Che queste intenzioni diventino il cuore del nostro appuntamento mensile di preghiera per la pace in comunione con tutta la ricchezza delle espressioni di fede sparse in seno all’umanità e diventino nostro costante impegno nella costruzione della pace che è dono dell’unico Dio.

Assisi, 26 novembre 2017

+ Domenico, Vescovo

 


IL VESCOVO DI ASSISI DENUNCIA L’INTERMINABILE BOLLETTINO DI GUERRA

ASSISI – “Quando potremo unirci nella preghiera mensile del ‘27’ – preghiera per la pace, preghiera dello ‘spirito di Assisi – senza aver dovuto ascoltare un altro bollettino di guerra, con morti e feriti, con una interminabile scia di sangue?”. La denuncia arriva dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, alla vigilia della preghiera per la pace, dallo stesso istituita per il 27 di ogni mese. “I morti di Barcellona, e i tanti con loro – aggiunge il vescovo -, in tutte le situazioni di violenza del mondo, e le insane parole di governanti che agitano prospettive di guerra nucleare, ci spingono a dare alla nostra preghiera nuova forza. Unendoci tutti. Pregando in Cristo, il Dio crocifisso che non fa violenza, ma la subisce per amore. In sintonia con la preghiera che si leva anche dalle altre religioni, e sale verso l’unico Padre, il Dio della pace che ci fa tutti fratelli. No, i terroristi – prosegue – non ci trascineranno in una guerra di religione. Troppe guerre di religione nel passato hanno insanguinato anche i popoli cristiani, al loro interno. Con il senno del poi – ma comunque senno evangelico, da coltivare e da non dare mai per scontato – ci vergogniamo che anche la cristianità, pur in tempi ormai lontani, e con tutte le contestualizzazioni che si vogliano fare, abbia imbracciato le armi non solo con i toni dell’auto-difesa, ma anche con quelli della “guerra santa”. Quanto stridono le armi ‘crociate’ con l’immagine del Dio ‘crocifisso’! Oggi abbiamo compreso – come ebbe a scrivere Benedetto XVI ed è ribadito da papa Francesco – che le guerre di religione sono un’espressione di immaturità dell’esperienza credente. Quando la religione incontra veramente Dio, incontra necessariamente il Dio della pace. Costruiamo dunque, cari fratelli e sorelle, una catena ideale di preghiera, che passi per i monasteri delle claustrali, le nostre parrocchie, i mass media e i social, sentendoci felici se anche i credenti di altre religioni – come tanti di loro hanno dichiarato di voler fare – vorranno unirsi a noi. ‘Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto’. Con queste parole Gesù – conclude monsignor Sorrentino – ci ha assicurato la forza della preghiera. E quale altra forza potrebbe sciogliere i cuori induriti, i muri che dividono città e popoli, gli egoismi regionali contrapposti, le storie irrigidite dall’odio, gli interessi dei mercanti di armi, le parole fanatiche del fondamentalismo, le contraddizioni di una politica incapace di votarsi al bene comune dell’umanità? Signore, donaci la tua pace!”. Con questa riflessione il vescovo Sorrentino invita tutti, a cominciare dai sacerdoti che celebreranno la messa domenicale, ai diversi ordini e congregazioni religiose a rivolgere la preghiera di domani per la pace.
In allegato il messaggio del vescovo monsignor Domenico Sorrentino

27 GIUGNO: UNITI IN PREGHIERA PER LA PACE

Dal brano dell’evangelista Matteo previsto per la Messa di oggi, traggo questo spunto evangelico per dare alla nostra preghiera del 27 – il nostro appuntamento mensile per la pace  – un orientamento di meditazione e di applicazione spirituale alla nostra vita.
            Quello che Gesù ci dice è tanto concreto. Non lascia scampo. È  un modo di declinare l’amore per tutti che ci costringe a metterci nei panni degli altri: tutti, senza eccezione. Da quelli più “vicini”, a quelli che ci sono più lontani per cultura, religione, opinioni, sentimenti, ecc..
Pregare per la pace significa non solo elevare un pensiero al Signore, ma anche intrecciare relazioni. La preghiera è una relazione. È  la relazione che noi viviamo con Dio, sviluppata in termini espliciti e caldi, che diventa immediatamente relazione fraterna. Quando infatti ci rivolgiamo a Dio, prendiamo coscienza che egli è il nostro Padre, anzi – per dirla con Gesù – il nostro Abbà, il “papà”. E questo implicitamente significa che siamo fratelli. Tutti. C’è la specifica fraternità della fede – l’essere in Cristo – e c’è la fraternità universale che precede e avvolge la stessa relazione fraterna tra credenti.
            Proviamo, cari fratelli e sorelle, a dare oggi alla nostra preghiera questo tono filiale e fraterno. Nelle  condizioni di vita contemplativa – come è proprio delle sorelle claustrali, alle quali in particolare affidiamo l’intenzione per la pace – o di vita attiva, come può essere per tanti di noi, pastori, persone di vita consacrata, e laici, ciascuno vada con il pensiero ai più lontani e ai più diversi, e li senta vicini, tanto vicini, direi “dentro”, con quel senso di intimità che viene dallo Spirito Santo. Buona preghiera e buona giornata a tutti.
+ Domenico, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino