Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
carissimi fratelli e sorelle di tante fedi diverse,
quante parole abbiamo usato in questi ultimi tempi per richiamare all’impegno per la pace. Appelli, dichiarazioni, discorsi, interventi… Ebbene, proprio quando ci sembra di non avere più parole o di averle logorate, siamo chiamati a dare più spazio alla parola segreta e silenziosa della preghiera che si rivolge direttamente a Dio.
In questo tempo prezioso per i cristiani d’Oriente e d’Occidente che celebrano la Pasqua, ma anche per le nostre sorelle e fratelli musulmani che vivono il Ramadan, vorremmo rivolgerci tutti insieme al Dio della pace affinché apra un varco nella durezza di cuore che è alla radice di sofferenze, distruzione e morti in Ucraina e in tante guerre dolorosamente nascoste nelle pieghe della cartina geografica del mondo.
Nessun dono della pace da parte di Dio può avere effetto se non trova cuori disposti ad accoglierlo. Nessun seme germoglia e porta frutto se non riceve acqua. Gesù chiama lo Spirito di Dio “acqua viva”. Ne abbiamo più che mai bisogno.
Per questo vorremmo che la nostra preghiera, che come ogni 27 del mese si eleva a Dio in ricordo di quello storico incontro delle religioni nel 1986 ad Assisi, si trasformasse in un fiume per irrigare il seme della pace che Dio ha posto nel terreno del mondo. Quanto più profonda e abbondante è la nostra preghiera, resa autentica dalla “conversione” del cuore, tanto più riusciremo a vincere l’aridità di chi si chiude al bene della pace.
Il Signore vi dia pace
Assisi, aprile 2022
+ Domenico Sorrentino, vescovo
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