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27 APRILE 2020

Spirito di Assisi – Giornata di preghiera interreligiosa per la pace

Kivu (Repubblica Democratica del Congo)

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

carissimi fratelli e sorelle di tante fedi diverse,

siamo consapevoli che se anche ci sono guerre che mediaticamente e politicamente vengono definite “conflitti dimenticati” e “a bassa intensità”, nel cuore di Dio sono invece molto vive e presenti.

Tra i conflitti armati definiti in quel modo c’è quello in Kivu, una regione della Repubblica Democratica del Congo, la cui disgrazia sembra essere dettata dalla sua ricchezza, ovvero dalle materie prime presenti nel sottosuolo – in primis il coltan – indispensabili per la nostra tecnologia (smartphone, computer…). Il governo e alcune formazioni armate irregolari ormai da anni si contendono il controllo delle aree delle miniere con la violenza. Molto spesso sono donne e bambini a restare vittime di crudeltà di ogni tipo. A questo si aggiunge l’epidemia di Ebola che ha mietuto un numero impressionante di vittime e che sembra essere stata ormai ridotta drasticamente proprio nel momento in cui la pandemia del Covid 19 sta raggiungendo il continente africano. Non è difficile comprendere quali effetti distruttivi avrebbe la diffusione della pandemia nel continente africano poco attrezzato in termini di assistenza sanitaria e di infrastrutture.

Sono tutte ragioni che ci inducono a elevare la nostra preghiera dell’appuntamento del 27 aprile all’unico Dio secondo le diverse tradizioni religiose, nei tempi e nei modi che ciascuno sceglierà, per le popolazioni di quella vasta area del Congo. In questo tempo in cui anche il nord del mondo vede negli occhi la morte e la sofferenza di tanti fratelli e sorelle, sgorghi più forte anche la supplica perché gli uomini possano accogliere il dono della pace.

Il Signore vi dia pace

Assisi, aprile 2020

                                                                                        Domenico Sorrentino, vescovo


“UN PASSO SIGNIFICATIVO. FRATELLANZA PACE CONVIVENZA”

UN PASSO SIGNIFICATIVO. FRATELLANZA PACE CONVIVENZA è il titolo dato a quest’incontro progettato e programmato insieme da UNEDI-CICI-UCOII-COREIS-CII.

ROMA – Incontro pienamente riuscito quello tenuto a Roma nel Centro islamico Culturale d’Italia – Moschea di Roma – il 29 Giugno 2019 con la presenza del Segretario Generale della CEI S.E.R. mons. Stefano Russo e il Segretario Generale del Centro Islamico d’Italia Abdellah Redouane.
UN PASSO SIGNIFICATIVO. FRATELLANZA PACE CONVIVENZA è il titolo dato all’incontro progettato e programmato insieme dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI (UNEDI), dal Centro Islamico Culturale d’Italia (CICI), dalla Conferenza Islamica Italiana (CII), dalla Comunità Religiosa Islamica (COREIS) e dall’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII), ha trovato la risposta di 140 persone: delegati regionali e diocesani della Chiesa cattolica e delegati delle realtà musulmane presenti sul territorio italiano..
È stato il Documento congiunto firmato da Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahamad al-Tayyib a suscitare un incontro a livello nazionale. Un incontro che, come ha ricordato il Segretario Generale della CEI, non è improvvisato, ma “nasce da una storia di relazioni che aveva promosso nel 2017, al Santuario del Divino Amore, un incontro dedicato al Tema della Solidarietà e poi nel 2018, al Santuario di Collevalenza, un successivo incontro dedicato al tema de La gioia dell’Incontro”. Il Segretario Generale mons. Russo ha ricordato l’attenzione che viene data ai giovani: “nel 2018 è stata realizzata una Summer School promossa con e per i giovani cristiani-musulmani. Esperienza di incontro e di conoscenza il cui obiettivo è stata la formazione sui temi della cittadinanza e dei valori costituzionali, insieme a quello di approfondire tematiche legate alla convivenza in un contesto pluralista. E così anche quest’anno verrà promossa in Settembre una seconda edizione, augurando che nelle Regioni italiane si possano promuovere e sostenere iniziative simili”.
Le ottime relazioni tenute da p. Giacomo Costa SJ e dell’Imam Yahya Pallavicini, hanno, di fatto, introdotto ai laboratori, richiamando l’urgenza di concretezza: “è finita l’epoca delle grandi dichiarazioni a cui non seguono dei fatti” afferma p.Costa. Siamo chiamati, dice Pallavicini, a fare passi concreti “sia a livello inter-religioso sia a livello intra-religioso”. I sei laboratori preparati a due voci e gestiti a due voci erano composti da 50% cristiani e da 50% musulmani.
I temi dei laboratori sono già indicati nel Documento firmato congiuntamente ad Abu Dhabi, il 4 Febbraio scorso: 1. Cittadinanza: Diritti e doveri, diversità e uguaglianza con Yassine Lafram e Ignazio De Francesco; 2. Fraternità con Yahya Pallavicini e Valentino Cottini; 3. Strumentalizzazione della religione con Abdellah Massimo Cozzolino e Barbara Ghiringhelli; 4. Libertà religiosa e ruolo delle religioni nello spazio pubblico in un mondo secolarizzato e globalizzato con Cenap Aydin e Marco Bontempi; 5. Ambiente e cura del creato con Adnane Mokrani e Gianluca Padovan; Uomo e donna nel Cristianesimo e nell’Islam oggi con Shahrzad Houshmand e Andrea Pacini.
Anticipato dal momento della preghiera (per i musulmani in Moschea, per i cristiani con la preghiera dell’ora media in Aula Magna presieduta dal Segretario Generale della CEI), il pranzo, offerto dalle cinque realtà organizzatrici, è stato un momento importante di condivisione, amicizia, ascolto dialogico, conoscenza reciproca anche delle altre realtà musulmane che hanno partecipato all’evento come quella del Senegal, del Bangladesh, del Pakistan e quella Turca.
Nella restituzione dei laboratori sono emerse ricchezze sulle quali si aprono orizzonti di lavoro e passi concreti da compiere. Proprio su questo il Segretario Generale della CEI, rivolgendosi all’autorevole Assemblea, ha posto la domanda: “la giornata del 26 ottobre dedicata al dialogo islamo-cristiano non potrebbe diventare – a livello nazionale – un appuntamento fisso per noi? Ogni anno tentare di fare un passo, con scelte condivise: i temi trattati nei laboratori potrebbero diventare il filo rosso. Lavorare insieme con l’arte del dialogo, nella franchezza sulle cose che ci stanno più a cuore, vuol dire che è possibile, anche nella diversità, fare dei passi insieme”.
Nella sua relazione il Segretario Generale della CEI ha richiamato quattro punti tra i tanti, per contribuire a costruire il futuro delle nostre società e delle nostre città:
1. L’attenzione e la cura verso i poveri. Il grido dei poveri, dei miseri, degli emarginati, dei bambini, degli orfani, delle vedove, dei rifugiati, degli esiliati, dei perseguitati, dei deboli, di quanti vivono nella paura e dei torturati, tocca il cuore di Dio. Lo commuove visceralmente rivelandosi come Dio misericordioso. Cristiani e Musulmani sono chiamati ad intervenire su questo.
2. L’impegno fattivo per le questioni che riguardano la piena cittadinanza a cui fa seguito.
3. Il compito di lavorare insieme per la libertà religiosa in tutte le sue forme. Anche negli stati musulmani ci possa essere un’analoga situazione, perché i cristiani possano avere una cittadinanza egualitaria.
4. L’impegno a collaborare insieme con tutti gli uomini del pianeta per la salvaguardia del creato. La tematica ambientale ci permette di ampliare il dialogo a tutte le genti della terra.
Il Segretario Generale Abdellah Radouane, ha raccontato la storia del Centro Islamico Culturale d’Italia: “prima di essere un luogo di culto è anzitutto un centro culturale dove centinaia di migliaia di studenti lungo l’anno vengono per vedere, conoscere e riflettere”. Vari Presidenti della Repubblica Italiana hanno fatto visita al Centro fin dalla posa della prima pietra.
La presenza del Segretario Generale della CEI ha avvalorato il cammino islamo-cristiano fatto finora: il 29 Giugno 2019 è stato fatto un Passo Significativo.

Fonte: Sito CHIESA CATTOLICA ITALIANA

Link: https://ecumenismo.chiesacattolica.it/2019/07/02/un-passo-significativo-fratellanza-pace-convivenza/

Foto: https://ecumenismo.chiesacattolica.it/2019/07/02/un-passo-significativo-fratellanza-pace-convivenza/

 

 

SPIRITO DI ASSISI. Incontro con l’Islam a Roma

PASSO SIGNIFICATIVO 

ROMA – Sabato 29 giugno l’Ufficio CEI per il dialogo ecumenico e interreligioso, insieme ai più importanti coordinamenti delle realtà islamiche in Italia (Coreis, Ucoii, Lega mondiale islamica) hanno dato vita a una giornata di riflessione a partire dal “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato congiuntamente lo scorso febbraio ad Abu Dhabi da Papa Francesco e da Ahmad Al Tayyeb, imam della Grande moschea di Al-Azhar. La chiesa locale di Assisi non poteva non essere presente all’appuntamento che è frutto dello spirito di Assisi e che si è realizzato nell’ottavo centenario della vista di Francesco al sultano d’Egitto Melik-al-Kamil. Per questo, fra Antonello Fanelli del Sacro Convento, Marina Zola responsabile dell’Ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso e Tonio Dell’Olio presidente della Commissione spirito di Assisi, hanno preso parte all’importante iniziativa. Per la prima volta l’incontro è stato preparato da un gruppo di lavoro paritetico di cattolici e musulmani e, forse ancor più significativamente, la giornata ha avuto luogo presso la Grande Moschea di Roma. Il titolo della riunione era “Un passo significativo” e le relazioni centrali affidate a p. Giacomo Costa direttore di Aggiornamenti Sociali e a Yahya Pallavicini del Coreis (Comunità religiose islamiche italiane) nonché i sei gruppi di lavoro su altrettanti punti del documento, lo hanno dimostrati offrendo spunti di impegno per le comunità cattoliche e musulmane. Ma l’incontro ha costituito un passo importante per imparare a frequentarsi, parlarsi e stimarsi, come dovremmo impararare sempre più a fare nelle comunità locali.

T.D.O.

Fonte: Articolo La Voce


Preghiera per la pace nello Spirito di Assisi

Questo mese preghiamo per i nostri fratelli di religione Baha’i

Carissimi,
per il 27 giugno, giorno del mese in cui raccogliamo in unità le invocazioni di preghiera per la pace, i nostri fratelli di religione Baha’i che da tempo accompagnano questo appuntamento mensile, ci chiedono di pregare per i membri della loro comunità discriminati e perseguitati in Iran e in altri paesi del mondo.
Fondata da Baha’u’llah nel XIX secolo proprio in Iran, la religione Baha’i nasce in ambito musulmano, predica l’unicità di Dio e della religione, l’unità del genere umano, lo sviluppo delle qualità spirituali e ha sempre garantito la propria adesione e partecipazione agli incontri di dialogo e di preghiera delle religioni per la pace. La richiesta di concentrare la nostra attenzione spirituale per la condizione di questi fratelli e sorelle ripropone il tema della libertà religiosa che in tante aree del pianeta magari viene anche proclamata come diritto, sottoscritta nei trattati, ma poi clamorosamente smentita da comportamenti, leggi, azioni discriminatorie e persecutorie.
Vi chiedo pertanto di unirvi spiritualmente in preghiera nelle vostre comunità come nelle vostre case, nei luoghi tradizionali di preghiera delle varie religioni, nei monasteri, nelle parrocchie, in famiglia… a sostegno dei perseguitati di questa religione e di tutte le minoranze religiose che non vedono riconosciuti i loro diritti. Preghiamo perché si realizzi il sogno di pace espresso ad Assisi ormai 33 anni fa da san Giovanni Paolo II e da tanti leaders religiosi del mondo.
Il Signore vi dia pace!

+ Domenico Sorrentino, vescovo

 

> scheda sulla situazione Baha’ì in Iran

> Bishop’s invitation

> Information sheet PERSECUTIONS AGAINST THE BAHA’Ì

 


La dichiarazione sarà al centro della Giornata di preghiera per la pace del 27 febbraio

ASSISI FA SUO IL DOCUMENTO DI FRATELLANZA TRA IL PAPA E IL GRANDE IMAM

La Commissione Spirito di Assisi lancia la sottoscrizione dell’intesa tra le varie fedi a livello locale

ASSISI – A distanza di un mese dalla firma del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, tra Papa Francesco e il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino fa suo il documento.

L’intenzione di preghiera interreligiosa per la pace del 27 febbraio non è infatti questo mese rivolta verso un’area precisa di conflitto, ma è dedicata all’intesa tra il Papa e il Grande Imam di Al-Azhar.

“Vorremmo – dichiara monsignor Sorrentino nell’invito alla preghiera – che si realizzasse il progetto enunciato nel Documento stesso di ‘impegnarsi nel diffondere i principi di questa Dichiarazione a tutti i livelli regionali e internazionali, sollecitando a tradurli in politiche, decisioni, testi legislativi, programmi di studio e materiali di comunicazione’. Per questo la Commissione spirito di Assisi si impegna a proporre la firma dello stesso Documento a livello locale tra i rappresentanti e gli aderenti delle comunità musulmane e cattoliche e, perché no, anche di ciascun credente a qualunque religione appartenga”.

L’appuntamento per il quale non è previsto un momento comune, ma ognuno è invitato a pregare nell’arco della giornata del 27 di ogni mese, è organizzato dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi”.

In allegato l’Invito alla preghiera del vescovo monsignor Domenico Sorrentino e il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace mondiale e la convivenza comune

 

 


Il 27 gennaio dedicato alle popolazioni del Myanmar (ex Birmania)

ANCHE PAPA FRANCESCO SI UNISCE ALLA PREGHIERA PER LA PACE IN RICORDO DELLO SPIRITO DI ASSISI

Il Pontefice invia un messaggio al vescovo Sorrentino ringraziandolo per l’iniziativa di preghiera

ASSISI – Anche Papa Francesco si unisce alla Giornata di preghiera per la pace del 27 di ogni mese, nel solco dello storico incontro di preghiera con i vari leaders religiosi voluto ad Assisi da San Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986; questo mese dedicata alle popolazioni del Myanmar. Informato dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, il Papa gli ha risposto con un biglietto confidenziale, ringraziando per l’iniziativa e unendosi alla preghiera. «Anch’io mi unisco a voi. Questo mese per il Myanmar». Ha poi chiesto preghiere, assicurando la sua preghiera per la diocesi. L’appuntamento per il quale non è previsto un momento comune, ma ognuno è invitato a pregare nell’arco della giornata del 27 di ogni mese, è organizzato dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi”.
“Con il nuovo anno – dichiara monsignor Sorrentino nell’invito alla preghiera – riprendiamo il nostro percorso di preghiera per la pace. Continuo a ricevere notizie del diffondersi dell’iniziativa di ritrovarsi spiritualmente uniti ogni mese per invocare e costruire la pace, ponendo l’attenzione su una regione attraversata da conflitti, violenze e guerra. Trovarci uniti nella preghiera è un motivo di speranza. Rinnova la nostra fiducia nell’aiuto di Dio e insieme rinsalda il nostro impegno comune nella costruzione della pace. In questo primo mese dell’anno – precisa il vescovo – vi invito a pregare per il Myanmar, da molti conosciuto come ex Birmania. Purtroppo la situazione politica e sociale di quel Paese non è sempre ben nota. Lo propongono alla nostra attenzione e alla nostra preghiera alcuni membri della Commissione “spirito di Assisi” che nei giorni scorsi si sono recati in visita proprio in Myanmar arricchendo lo scambio con incontri significativi e approfondendo le ragioni di alcune situazioni drammatiche che lì si vivono.
Rinnovo pertanto l’appello a levare lo sguardo, i cuori e le mani verso Dio – conclude monsignor Sorrentino – per sostenere il popolo birmano nel suo cammino di uscita dalla violenza e per l’avvio di una stagione di pace, di riconciliazione, di democrazia”.

 


“E’ Il 27 DICEMBRE, PREGHIAMO PER LA PACE”

L'invito del vescovo e di don Tonio Dell'Olio sulla scia del messaggio del Papa

ASSISI – Torna l’appuntamento mensile con la preghiera per la pace. Don Tonio Dell’Olio, responsabile della commissione diocesana per lo Spirito di Assisi e il vescovo Domenico  Sorrentino “ricordano a tutte/i di pregare oggi ancora più intensamente per la pace in unità con tutto il genere umano a qualunque fede religiosa si appartenga, facendoci noi stessi voce di tutto l’umanità e in particolare modo di coloro che soffrono a casa della violenza dei conflitti in qualunque modo si manifestino. Il 27 di ogni mese per noi è un monito che si fa eco di quella felice e santa intuizione di San Giovanni Paolo II nel 27 ottobre 1986 e purtroppo le situazioni da riportare al cuore non sono poche”. Ce le ha ricordate nel Santo Natale Papa Francesco col messaggio Urbi et Orbi di cui si riporta il testo e il link al video.

MESSAGGIO URBI ET ORBI
DEL SANTO PADRE FRANCESCO

NATALE 2017

Loggia Centrale della Basilica Vaticana

Lunedì, 25 dicembre 2017

Cari fratelli e sorelle, buon Natale!

A Betlemme, dalla Vergine Maria, è nato Gesù. Non è nato per volontà umana, ma per il dono d’amore di Dio Padre, che «ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Questo evento si rinnova oggi nella Chiesa, pellegrina nel tempo: la fede del popolo cristiano rivive nella liturgia del Natale il mistero di Dio che viene, che assume la nostra carne mortale, che si fa piccolo e povero per salvarci. E questo ci riempie di commozione, perché troppo grande è la tenerezza del nostro Padre.

I primi a vedere la gloria umile del Salvatore, dopo Maria e Giuseppe, furono i pastori di Betlemme. Riconobbero il segno annunciato loro dagli angeli e adorarono il Bambino. Quegli uomini umili ma vigilanti sono esempio per i credenti di ogni tempo che, di fronte al mistero di Gesù, non si scandalizzano della sua povertà, ma, come Maria, si fidano della parola di Dio e contemplano con occhi semplici la sua gloria. Davanti al mistero del Verbo fatto carne, i cristiani di ogni luogo confessano, con le parole dell’evangelista Giovanni: «Abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (1,14).

Oggi, mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale ci richiama al segno del Bambino, e a riconoscerlo nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, «non c’è posto nell’alloggio» (Lc 2,7).

Vediamo Gesù nei bambini del Medio Oriente, che continuano a soffrire per l’acuirsi delle tensioni tra Israeliani e Palestinesi. In questo giorno di festa invochiamo dal Signore la pace per Gerusalemme e per tutta la Terra Santa; preghiamo perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all’interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti. Il Signore sostenga anche lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà di aiutare quella martoriata terra a trovare, nonostante i gravi ostacoli, la concordia, la giustizia e la sicurezza che da lungo tempo attende.

Vediamo Gesù nei volti dei bambini siriani, ancora segnati dalla guerra che ha insanguinato il Paese in questi anni. Possa l’amata Siria ritrovare finalmente il rispetto della dignità di ogni persona, attraverso un comune impegno a ricostruire il tessuto sociale indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa. Vediamo Gesù nei bambini dell’Iraq, ancora ferito e diviso dalle ostilità che lo hanno interessato negli ultimi quindici anni, e nei bambini dello Yemen, dove è in corso un conflitto in gran parte dimenticato, con profonde implicazioni umanitarie sulla popolazione che subisce la fame e il diffondersi di malattie.

Vediamo Gesù nei bambini dell’Africa, soprattutto in quelli che soffrono in Sud Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria.

Vediamo Gesù nei bambini di tutto il mondo dove la pace e la sicurezza sono minacciate dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti. Preghiamo che nella penisola coreana si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell’interesse del mondo intero. A Gesù Bambino affidiamo il Venezuela perché possa riprendere un confronto sereno tra le diverse componenti sociali a beneficio di tutto l’amato popolo venezuelano. Vediamo Gesù nei bambini che, insieme alle loro famiglie, patiscono le violenze del conflitto in Ucraina e le sue gravi ripercussioni umanitarie e preghiamo perché il Signore conceda al più presto la pace a quel caro Paese.

Vediamo Gesù nei bambini i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno. E in quelli a cui è stata rubata l’infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli.

Vediamo Gesù nei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani. Attraverso i loro occhi vediamo il dramma di tanti migranti forzati che mettono a rischio perfino la vita per affrontare viaggi estenuanti che talvolta finiscono in tragedia. Rivedo Gesù nei bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh, e auspico che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguatamente tutelata. Gesù conosce bene il dolore di non essere accolto e la fatica di non avere un luogo dove poter poggiare il capo. Il nostro cuore non sia chiuso come lo furono le case di Betlemme.

Cari fratelli e sorelle,

anche a noi è indicato il segno del Natale: «un bambino avvolto in fasce…» (Lc 2,12). Come la Vergine Maria e san Giuseppe, come i pastori di Betlemme, accogliamo nel Bambino Gesù l’amore di Dio fatto uomo per noi, e impegniamoci, con la sua grazia, a rendere il nostro mondo più umano, più degno dei bambini di oggi e di domani.

A voi, cari fratelli e sorelle, giunti da ogni parte del mondo in questa Piazza, e a quanti da diversi Paesi siete collegati attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, rivolgo il mio cordiale augurio.

La nascita di Cristo Salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza. Buon Natale!

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2017/12/25/urbi-et-orbi.html